In questo periodo ho riflettuto parecchio sul percorso di studi da consigliare ai miei figli.

Parliamo di tre millennials nati e cresciuti in Africa, in una tranquilla cittadina di montagna e che hanno seguito più o meno un percorso di studi internazionale di stampo francese.

Non hanno vere passioni se non quella per lo sport e per il cazzeggio con gli amici, guardano Netflix e youtube, tifano un orribile squadra di calcio italiana e vivono in una situazione che è una via di mezzo tra la contemporaneità della scuola e della casa e il medioevo del quartiere e dei vicini.

Da buon padre è venuto il momento di occuparmi di dare consigli per il loro futuro di formazione e lavoro e cercare di indirizzarli verso degli interessi e delle situazioni che loro stessi amino e che possano loro dare un futuro stabile e speriamo anche ricco di soddisfazioni anche lavorative.

E per fare questo mi sono messo a analizzare cosa è successo negli ultimi anni nel mondo e cercare di prevedere cosa succederà nell’immediato futuro.

Sono partito quindi dai casi di successo più evidente del mondo occidentale che è quello che alla fine conosco meglio: Musk, Bezos, Ellison, Jobs, Bryn….

E di cosa mi sono accorto: nessuno di questi è ben lontanamente un WASP: anche a scavare bene il bianco anglosassone protestante che per due secoli è stato a capo della rivoluzione industriale e dell’espansionismo culturale occidentale è quasi sparito dai radar.

Questi gamechanger sono quasi tutti figli di immigrati o immigrati stessi, ragazzi adottati o con infanzie spesso difficili; niente di più lontano dalla figura del ragazzo biondo di buona famiglia che vive nella magione di famiglia e gioca a football americano.

Abbiamo un ragazzo africano che ha iniziato il suo percorso americano dormendo dove capitava a scrocco; abbiamo il figlio dell’immigrato cubano che dormiva in un ufficio da società di pulizie passando la giornata a programmare e impacchettare, il giovane hippie figlio di un siriano che si dedicava all’ LSD e aveva seri problemi di comunicazione non istituzionale.

Se poi andiamo a guardare nei consigli di amministrazione ci ritroviamo un film a metà tra Bolliwood e Jackie Chan dove il curry e la salsa di soia la fanno da padroni.

Le grandi società ormai hanno una dirigenza, compresi spesso anche i fondatori, che solo 30 anni fa sarebbe stata impresentabile in qualsiasi IPO su larga scala.

E che sarebbe impresentabile ancor oggi in quella italietta ancora tanto legata all’800 e così nostalgica di quando si stava meglio.

Ma perché questo cambiamento che a me sembra così repentino?

A me sembra tanto che i WASP abbiano non perso la fame di successo come sembrerebbe a una prima veloce analisi.

Mi sembra piuttosto che le università abbiano per tre decenni sfornato tanti bravi abatini iperspecializzati nel loro contesto, bravi e metodici, appassionati anche al loro lavoro e con tanta voglia di emergere.

Ma ai quali manca una cosa: la follia del gamechanger, quello che le regole le sa ribaltare a suo favore.

Quello che si inserisce in un contesto consolidato e lo sa criticare proponendo un taglio nuovo all’analisi della situazione. Quello che sa disfare le regole precostituite vedendo opportunità dove c era solo tanta incombente noia.

Sono quelli che se ne fregavano del giudizio altrui, quelli talmente abituati da giovani a sentirsi diversi che le risate degli altri non potevano minimamente scalfire.

Se gli immigrati e quelli con infanzie difficile hanno imparato il valore del credere in se stessi, i WASP hanno passato la loro infanzia a credere nel sistema precostituito.

E chi crede unicamente nel sistema dei loro padri non è capace di criticarlo per poterlo sorpassare.

Ai bianchi mancano momenti rivoluzionari di creatività, i momenti il cui il sogno spinga talmente tanto da distruggere i preconcetti per creare novità

Quando una società è perfetta e non ti devi preoccupare ne hai voglia di cambiare perché in effetti stai bene non potrai inventare nulla di nuovo.

I tempi di pace non hanno mai creato grandi guerrieri e sostanzialmente la mia generazione ha vissuto la sua vita sicura che il sistema fosse il migliore del mondo, stancandosi presto di cercare di cambiarlo.

A noi sta bene come stavamo senza accorgerci che il mondo però cambia anche se nessuno in effetti lo vuole.

E ci siamo nascosti sotto una coperta, la coperta delle speranze distillateci dai nostri genitori, senza vedere che appena fuori dal nostro giaciglio tutto cambiava.

E ciò ha creato una popolazione di insoddisfatti ai quali la coperta sta venendo a mancare e che scopre che il mondo non è più quello di prima e che i posti che erano stati loro promessi dalla società alla fine stanno per andare ai ragazzi ai quali si inviava a natale il latte concentrato con la parrocchia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *