Quando la radice etimologica del tuo nome richiama alla zappa e al lavorare la terra, da te ci si aspetta sempre un buon rapanello ogni mattina.

E il rapanello di ieri della leader indiscussa della destra italiana mi permette di estrarre pure il mio di rapanello.

Parliamo di Patriottismo!

Ebbri di dodici mesi in cui si è detto che noi italiani siamo i migliori al mondo, partendo dallo sport fino ad arrivare alla lotta al covid e perché no alle scelte politiche di un governo di unità nazionale, tendiamo veramente a credere a un nuovo rinascimento italiano.

Ma sotto gli occhi ci troviamo un’economia allo sbando, un’amministrazione che ha mostrato tutti i suoi limiti, una politica che invece di rispondere ai veri bisogni si occupa di creare bisogni inesistenti, una società frammentata, divisa e in lotta fra fazioni come mai prima d’ora.

In pratica abbiamo un debito pubblico il cui livello 3 anni fa ci sarebbe sembrato impossibile, abbiamo un potere di acquisto che è sceso negli ultimi 20 anni, il solo in europa e dico forse al mondo se non contiamo i paesi in guerra, abbiamo politici sia a destra che a sinistra che i vari Berlinguer e Almirante si stanno rivoltando da anni nella tomba, la società è divisa come non mai sia su temi politici che etici.

Ma basta che si vinca una partita a pallone o una corsetta che ecco il miracolo viene decantato da tutti.

Il miracolo Italia, la nazione più indebitata fra le grandi, la nazione più vecchia al mondo o quasi, la nazione più analfabeta viene descritta dall’Economist come la migliore al mondo.

Ma migliore in cosa dovete veramente spiegarmelo, perché dall’articolo sembra che basti un rimbalzo di produzione industriale a metterci nell’empireo di chi lavora bene.

Non c’è ragione di festeggiare se siamo riusciti a vaccinare più di altri paesi, alla fine non mi sembra sto grande successo visto quello che si è dovuto fare per arrivarci.

Non mi sembra che vincere un campionato del mondo o una medaglia ai giochi ci faccia diventare improvvisamente una nazione migliore delle altre.

I veri problemi sono altri: una natalità ridicola, un indebitamento folle, una gap industriale e tecnologico sulle nazioni vicine che non è velocemente recuperabile.

Nell’assetto geopolitico poi siamo ormai arrivati a contare forse meno dell’Albania con un gioco delle tre carte in cui ci mostriamo di volta in volta amici di Cina, USA e Russia in maniera piuttosto random.

All’estero gli italiani viaggiano in maniera caotica e ognuno fa per sé, senza che il ministero riesca a impostare una politica economica che sviluppi cooperazione e commercio tra paesi diversi.

Ripartiamo da quelle cose in cui ancora primeggiamo e mostriamo al mondo come certe cose si fanno: parlo della scuola pubblica di alto livello anche a livello universitario, parlo di un gusto estetico superiore a quasi tutti grazie all’effetto Obelix di essere nati un calderone ribollente di arte e cultura. Parlo della capacità di adattarci alle situazioni che è il nostro punto forte, parlo di un caleidoscopio di culture cosi diverse rappresentate in una striscia lunga 1000 km di spiagge e monti.

Siamo uno dei popoli più amati e rispettati al mondo ma abbiamo questo grosso problema di non riuscirci più a amare fra noi stessi.

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