Cosa sarebbe un natale senza un becero fascista che lo usa per i suoi fini politici? Sarebbe come un Natale senza il rumeno con la barba finta che ammazza bambini al centro commerciale con fiatelle di Gran cru di Tavernello millesimato del 2019; o sarebbe come un Natale senza il bancario in ferie che vende caldarroste in piazza duomo; o come una pasqua senza qualche combattente ribelle vegano che scende in piazza armato a difesa dei capretti.

E anche quest’anno dopo i marò nei presepi e i crocefissi nelle scuole ecco che il partito dei fedifraghi e delle ragazze madri ci richiama all’importanza della famiglia tradizionale usando un documento interno della comunità europea poi ritirato (sic).

In pratica si è preso un testo che spiegava come comportarsi in ambito istituzionale, specialmente per quel che riguarda le comunicazioni festive, consigliando di essere inclusivi e ricordando come farlo, e lo si è trasformato in un’apologia della censura nei confronti della maggioranza della popolazione europea.

Ma erano consigli pratici su cui tutti saremmo d’accordo, consigli che ci ricordano come non tutti i cristiani europei festeggino il Natale lo stesso giorno, come non tuti i cittadini europei siano cristiani, come non bisogna fare differenze tra uomo e donna quando si parla a un pubblico generico.

E’ come se si consigliasse a uno straniero di evitare di citare pizza e mandolino (e bunga-bunga) quando ci si riferisce agli italiani o come se si diffidasse la stato italiano a riferirsi agli italiani usando il cognome più diffuso.

Anche perché a Milano il signor Rossi da anni è diventato Hu.

E poi parliamo di tradizioni se vogliamo: ma rimaniamo sulle tradizioni europee allora e ricordiamoci che il Natale a Roma era una bellissima festa pagana che nulla aveva a che vedere con il cristianesimo; a parte la data che il cristianesimo ha abilmente rubato alla tradizione romana.

Parliamo di san Nicola allora, il Santa Klaus o anche babbo natale, un classico santo diversamente abbronzato di chiara etnia africana quasi come il suo collega simbolo della Lega, quel San Marco sempre rappresentato con un padanissimo leone al suo fianco.

Ma la cosa più assurda è rifarsi come sempre alla famiglia tradizionale, quella del vangelo che effettivamente era una famiglia di senza fissa dimora, con una ragazzina che ha una maternità che oggi chiameremo surrogata con un uomo che alcuni vangeli apocrifi descrivono come adulto e già padre di sei figli. Il tutto fatto da personaggi che amano la famiglia alla Cetto Laqualunque; la amano a tal punto da essersene fatti tre o quattro di queste famiglie non tradizionali. O che semplicemente vivono nel peccato del concubinato perchè questo la chiesa dice di donne che non sono religiosamente sposate e hanno figli.

E in tutto questo il popolino respira come il bue e l’asino… e spesso raglia pure sui social.

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