Nel 1985 Mariko Aoki parlò per la prima volta su una rivista di un’inaspettata voglia di defecare ogni volta che entrava in una libreria.
Si pensò subito a una forma di suggestione o, semplicemente, si catalogò il fenomeno come una semplice leggenda popolare.

Successivi studi dimostrarono che in effetti la postura che si assumeva raccogliendo i libri impilati a terra svolgeva un’azione che aiutava il retto a rilassarsi e di conseguenza favoriva la necessità di defecare.

Conosciuto ormai come il fenomeno Mariko Aoki, non è mai riuscito a entrare nella vera terminologia medica.
Oggi invece mi ripropongo di studiare questo fenomeno sotto un altro punto di vista, non quello medico, ma quello sociologico.

Da anni ho notato che l’assunzione di una certa posizione in un luogo pubblico, porta a sparare stronzate, specialmente nel lungo periodo.

Non sto parlando di una posizione fisica assunta in libreria, ma di una posizione sociale assunta all’interno di una comunità, grande o piccola.

All’inizio il fenomeno non è molto evidente, dato che la posizione è recente, ma col passare del tempo il doverla mantenere diventa una situazione direttamente legata alla produzione di stronzate.

In politica, passato il primo periodo di false promesse non mantenute, il giovin virgulto capisce che: o si mette a lavorare con il retto cerebrale, o difficilmente potrà mantenere la posizione sociale raggiunta.

Per farlo capisce subito che deve sparare stronzate più grosse dei dinosauri che lo circondano e continuare a farlo richiede impegno, in particolare un buco del culo abituato a tante peripezie e fantasie.

Per farsi notare e farsi amare non bastano più piccoli stronzi da barboncino nano, no, servono opere d’arte che colpiscano il coprofago elettore. Monumenti alla bestialità umana che poi troppo presto sono dimenticati, ma soprattutto un cambiamento di paradigma tecnologico.

Ormai il giovanotto sa che non basterà dire una stronzata grande per passare alla storia, visto che in pochi anni tutti se ne sono dimenticati.
Non basterà parlare al circolino della propria circoscrizione elettorale promettendo mari e monti.

Servono superbe opere di merda, costruzioni cosmiche, magari utilizzando il web, posto dove la merda è la cosa che ha la tendenza a crescere da sola.
Lanci un seme stronzo e ti ritrovi una montagna di merda autogenerata che per qualche ora magari si piazza anche sui trend twitter.

Conta anche il tempismo e le scelte strategiche. Una cazzata come il ritorno alla lira, per esempio, è stata un’occasione sprecata per un posto di consigliere a Como o un seggio in Toscana.
In fondo era una stronzata che meritava un posto da ministro dell’economia, ma è stata giocata male.

Un altro gioco sbagliato è il rilancio continuo, tramite bestia, di piccoli stronzi quotidiani, serve molto di più che robette piccole cinque volte al giorno.

L’elettore è un coprofago vorace e la piccola stronzata lo sfama solo per qualche ora, obbligandolo a ricominciare l’estenuante e infinita ricerca sui social.

Vista la scarsa produzione di merda locale DOP si è pensato anche a importarne dall’estero e dove cercare se non negli splendidi States, iperproduttivi e col metabolismo del ventre spinto da milioni di ormoni mangiati in due secoli di storia della propaganda locale.
Lo sappiamo, l’italiano è fedele ai suoi prodotti e anche il più filosovietico, quando si parla di cibo, è completamente sovranista, come anche quando si parla di merda da ingurgito.

Poi la rivelazione…il Covid, una semplice pandemia come ce ne sono state ogni secolo in giro per il mondo.
È stato il Guttalax per l’uomo che deve mantenere una posizione e sfamare un pubblico coprofago. All’improvviso vecchi dinosauri ormai stitici sono tornati a produrre.

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